Andare in Africa era un desiderio di gioventù: da studentessa di medicina l’ho sempre sognato, ma ho dovuto attendere la pensione per realizzarlo. La prima tappa del mio viaggio in Centrafrica è stata a Bangui al seminario-studentato carmelitano. P. Federico Trinchero è stato un ottimo cicerone: abbiamo visitato la capitale, scoprendo zone poverissime. Seconda tappa è stata Bossentelé per visitare l’ospedale e la bella scuola delle Suore Carmelitane di S. Teresa. I Padri Carmelitani che mi hanno accolto nella missione di Baoro vivono pienamente la loro vocazione con spirito di servizio e di povertà.

Qui ho imparato che si può far a meno di tutto. Ho svolto la mia professione nel Dispensario per tre settimane, un periodo breve ma intenso per le patologie che ho cercato di curare: ferite e piaghe, malaria e problemi gastrointestinali, ma anche diabete e casi di epilessia. La popolazione locale è molto povera, ma sorride sempre e tende la mano per un saluto. Abitano casette fatte con mattoni artigianali e i tetti coperti di paglia o, più raramente, da lamiere. Percorrono chilometri per raggiungere il pozzo o il fiume più vicino. Le strade sono un mercato a cielo aperto dove esporre i raccolti in vendita: manioca, carbone, tuberi, fascine di legna secca.

Durante le funzioni religiose, i bambini sorprendono per la compostezza e l’attenzione. Spesso le mamme con molti figli, dopo aver allattato il più piccolo lo passano al figlio più grande che con cura e diligenza lo coccola, prima di passarlo a un altro fratellino, mentre la mamma si riposa.

Non è retorica, ma la gioia che esprimono con i canti, le danze e gli abiti coloratissimi che indossano durante la liturgia testimoniano una religiosità semplice, genuina e trasparente.

Dott.ssa Natalina Pepe