Il protagonista della puntata di “Bel tempo si spera”, andata in onda su Tv2000 giovedì 17 dicembre, era proprio lui: Gesù Bambino di Praga, in una veste “insolita”, bianca, con una la colomba dello Spirito Santo, contrariamente al tradizionale manto rosso.

La Novena, una necessità ancora oggi

È il segno che è iniziata la Novena a Gesù Bambino. Ma che senso ha parlare di Novena, oggi? «È una necessità – ha spiegato padre Davide Sollami, carmelitano scalzo del Santuario di Arenzano – la Novena è desiderare che Gesù si faccia presente nella nostra storia, e quest’anno sentiamo ancora più forte il desiderio che ci sia vicino. La Novena che abbiamo iniziato è la madre di tutte le Novene, quella di Natale a Gesù è storica, poi sono innumerevoli le Novene che conosciamo, a tutti i Santi, alla Madonna. Però questa che si fa ogni anno in preparazione del Natale è “la Novena delle Novene”».

Questa Novena, in particolare, ha 300 anni: «Attendiamo Gesù prima di qualsiasi altro Santo – spiega padre Davide -. Sono nove giorni come i mesi di Maria che ha atteso il Bambinello, e ogni giorno ha una preghiera».

Perché Gesù Bambino è vestito da re?

Nello studio della trasmissione sono state portate due statuine: quella del Presepe, con Gesù nel cestino di paglia, appena nato, e poi quella di Gesù Bambino di Praga, vestito da re, a cui nel corso di un momento molto emozionante è stato messo il manto bianco. Ma perché questa regalità? Qual è stato il passaggio? Padre Davide ha risposto: «Mi piace dire che il Natale è un’occasione per tornare all’essenzialità, a Praga i frati fanno un gesto che lascia tutti spiazzati, cioè svestono Gesù Bambino la notte di Natale, e poi per il tempo di Natale è vestito con il manto bianco solenne, il più bello, storico e solenne. Questi vestiti hanno un significato storico-umano, perché sono stati regalati da persone che hanno ricevuto una grazia, a volte sono stati reali, il Bambino di Praga ha più di 300 vestiti, ognuno ha una storia, un benefattore, una persona che ha voluto ringraziare Gesù con questo dono».

«La vera regalità, la vera signoria nella nostra vita è l’umiltà dell’infanzia, Gesù Bambino è re perché ci insegna la via giusta dell’abbandono alla volontà di Dio, che è quella che ci fa star bene, basata non sulla rassegnazione ma sulla fiducia» conclude padre Piergiorgio Ladone, Priore del Santuario.

D’altronde, nell’Antico Testamento (libro di Isaia) il Messia veniva invocato come il Re dei Re. Il testo latino della Novena dice “il Re dei Re verrà”, e canta proprio il desiderio che Dio si riveli nella sua regalità. La devozione popolare ha dunque incontrato quello che dice la Bibbia.

Gesù e i bambini

Il rapporto di Gesù Bambino con i più giovani è molto forte e genuino, e si può vedere dal servizio di Tv2000 realizzato tra i ragazzi del Seminario Minore di Arenzano: «È una vita di comunità che non molti ragazzi vivono – spiega Edoardo – noi quotidianamente siamo tutti insieme ed è una delle esperienze più belle che si possano vivere». «La preghiera unita – dice Beniamino – è molto forte rispetto a quella che si recita da soli, ed è molto bello perché l’unione fraterna ci fa vivere insieme molti momenti, non è scontato perché spesso tendiamo a isolarci».

«Preghiamo Gesù Bambino perché lui ci ama – dice Giovanni Paolo – e noi per ricambiare il suo amore lo preghiamo». «Per me pregare è un passatempo, anche se all’inizio concentrarsi è difficile soprattutto quando tutti giocano perché ti viene voglia di giocare con loro, però quando inizi il dialogo tra te e Gesù è molto bello, è come parlare con un amico solo che non lo vedi» dice il piccolo Simone.

«Il clima è molto familiare – spiega padre Davide – dobbiamo ringraziare Gesù che ci dà la forza di mantenere questa opera proprio dove c’è il Santuario, ma anche i genitori che ci credono. Ci sono famiglie che da Verona, da Bergamo, hanno un figlio piccolo che vive lontano da casa, con noi. Una vita che ha anche i suoi sacrifici e le sue regole, abbiamo la scuola, e poi il cellulare viene lasciato soltanto 2 sere a settimana, videogiochi fino a un certo punto. Devono imparare a vivere prima nella relazione. Sono 26 ragazzi, in genere 5 o 6 scelgono poi la vita religiosa, però gli altri poi tornano con un ricordo molto grato, perché ricordano quegli anni come anni che hanno dato loro una struttura, una formazione. A quell’età ascoltano anche di più la voce di Gesù, noi adulti a volte siamo troppo pieni di noi stessi».

Cosa ci dice Gesù oggi?

Padre Davide non ha dubbi: «Di non tremare, di non perdere la speranza, la fiducia, perché siamo nella Sua mano. Gesù ne ha passate tante, passeremo anche questa insieme a lui, aggrappati alla sua croce. Son tutte prove che ci mettono sotto pressione, sono tentativi di dividerci tra di noi e dividerci da Dio, ma Gesù è un nostro congiunto, lo possiamo pregare sempre in qualsiasi modo».

Un messaggio che arriva a tutti: «Anche coloro che non hanno fede o che si sentono in soggezione di fronte a Gesù non devono preoccuparsi perché dove un passo non lo facciamo noi, ne fa due Lui verso di noi. Ognuno ha il suo momento e il suo tempo, è anche bello non avere tutto subito ma educare il nostro cuore alla fede, aspettare che cresca… come Gesù Bambino».