Lettera di Padre Anastasio

Washington – D.C. (USA), 13 marzo 2020

Cari Amici di Gesù Bambino,

saluti da Washington e benedizioni abbondanti di Gesù Bambino che dalla cripta del Santuario nazionale della Madonna Immacolata ci conforta con il suo sorriso. In questo momento, minacciati dal coronavirus il suo sorriso ci è veramente di grande conforto. Ho intrapreso il mio quindicesimo pellegrinaggio annuale negli USA, conscio delle difficoltà alle quali andavo incontro. Entrati nella Quaresima siamo invitati da Gesù a portare con lui la croce. La parola di Dio che ascoltiamo nelle letture delle Messe di questi giorni ci ricordano Gesù alle prese con le autorità religiose del paese, che vogliono la sua morte. Ma Lui continua, deciso, il cammino verso Gerusalemme. Mercoledì 26 febbraio, con il rito dell’imposizione delle ceneri ai fedeli presenti nella nostra chiesa a Praga ed ai cattolici del mondo non ancora gravemente colpiti dal coronavirus, si diceva: “Ricordati, uomo, che polvere sei e polvere ritornerai”. La Quaresima c’invita alla purificazione del cuore con la penitenza e ci prepara anche al mistero pasquale, fonte della nostra speranza. Inoltre, Gesù Bambino che teniamo nel cuore, ci dice di confidare in lui.

Il 5 marzo volo da Praga a Boston. La mia prima sosta è Taunton (Massachusetts). Nella città vicina, Fall River, da venerdì 28 febbraio al 7 marzo si è svolta la novena di preghiere a Gesù Bambino, conclusa a Taunton, con processione e Messa prolungata da preghiere senza fine. L’iniziativa è sostenuta dalla signora Valkiria de Silva e dal dott. Joseph Lourenço, instancabile anche nel farci pregare.

La seconda tappa è a Milwaukee (Wisconsin). Il 10 marzo mi attende Padre Reginald Föster, mio compagno di studi a Roma negli anni ’60. Fu il latinista del Vaticano alla Segreteria di Stato per quarant’anni. Incontrò due papi divenuti santi, Paolo VI e Giovanni Paolo II, traducendo i loro documenti in un latino di stile ciceroniano. Con quest’ultimo ebbe una difficoltà. Il Papa firmò un documento con il suo nome polacco di Wojtyla. All’osservazione di Padre Reginald, secondo il quale la firma non era conforme al suo latino classico, il Papa rispondeva: “Quod scripsi, scripsi”, “Quello che ho scritto, ho scritto”. Da Milwaukee sono accompagnato a Holy Hill, una collina che sormonta 200 ettari di foresta, donata ai Carmelitani tedesco-bavaresi. Nel 1930 veniva costruito il convento dei padri con accanto il Santuario nazionale dedicato a Maria Aiuto dei Cristiani. Celebro la Messa nella cappella dei novizi con l’immancabile Gesù Bambino che anche a Praga all’inizio era venerato proprio nell’oratorio del noviziato.

Mercoledì 11 marzo, mentre sta nevicando, volo da Milwaukee a Baltimora, dove mi attendono i coniugi Michael e Marilyn Cataldo. Il Dott. Michael è professore alla Johns Hopkins University School of Medicine a Baltimora. Quando sua mamma Alice, dopo una battaglia di cinque mesi contro un cancro, gli donò la statua del Bambino di Praga che lei aveva pregato per tutta la vita, Cataldo si affezionò a Gesù Bambino e, dopo la morte di sua madre, nel 2003 Cataldo si recò a Praga con la moglie per pregare davanti alla statua originale e donare un calice con inciso il nome della cara Alice, scomparsa. Per iniziativa del Dott. Michael e Marilyn a Ellicott City – città vicina – nella chiesa parrocchiale di San Pietro e Paolo, si venera la statua di Gesù Bambino che io stesso portai da Praga anni orsono. Durante il pranzo parliamo a lungo della nostra devozione e mi incoraggiano a creare una storia dei vari santuari di Gesù Bambino nel mondo, molti dei quali hanno avuto origine da statue donate da me stesso a devoti incontrati ad Arenzano o a Praga. Vivo poi un’esperienza inattesa. Il taxista che mi conduce qui al monastero è un centrafricano! Olofio Gazi Emde conosce la nostra missione del Carmelo di Bangui e anche altri centri e persone del suo paese da me conosciute.

L’ultima sosta è il Carmelo di Washington (D.C.) sulla Lincoln Road che collega la Casa Bianca con il Santuario nazionale dedicato all’Immacolata Concezione. Vi giungo nel pomeriggio dello stesso 11 marzo. Il convento fu fondato nel 1916 da carmelitani spagnoli, uno dei quali, non a caso, si chiamava Padre Pier Tommaso di Gesù Bambino di Praga.

Dal convento al santuario nazionale la distanza è breve e Gesù Bambino nella cripta mi attende. Non lo faccio aspettare a lungo. Percorro la breve distanza con la recita del rosario e gli raccomando gli amici suoi devoti.

Notizie dalla missione? Da sollievo e coraggio il messaggio di p. Marco Poggi che ci assicura che anche a Yolé i ragazzi del Seminario pregano perché Gesù ci protegga dal coronavirus. La Repubblica Centrafricana non è ancora infetta da coronavirus, ma per 80% è in mano a 20.000 mercenari che controllano miniere di oro e diamanti. Chi naviga su internet ha informazioni dal blog “Bozoum in diretta” di padre Aurelio. I nostri missionari, senza paura dei pericoli, rappresentano una forza costruttiva per il futuro del paese. Operano su vari punti essenziali. 1) L’annuncio del Vangelo. Proprio uno dei nostri confratelli con la collaborazione della nostra procura missionaria, ha curato la traduzione in sango del Vangelo. 2) La formazione dei missionari locali con il seminario di Yolé e le case di formazione di Bangui e di Bouar Sant’Elia. 3) La scolarizzazione di oltre 7.000 ragazzi che frequentano le scuole di campagna e dei centri cittadini. 4) Il lavoro che viene offerto agli operai locali nei cinque centri in cui la missione opera. In particolare: a Yolé è stata terminata la muraglia per proteggere le palme di cocco. A Bangui si sta costruendo un’altra muraglia. Pensavo di proteggere la vasta superficie del Carmelo di Bangui con una fitta siepe di piante. Questa siepe è stata indebolita al tempo dei rifugiati. Attualmente ci preoccupa il passaggio delle moto che, invece di seguire la strada pubblica, accorciano le distanze attraversando la nostra proprietà creando molto disagio. 5) Si sta ancora studiando il progetto del nuovo convento a Bangui che sarà un grande cantiere di lavoro.

E Praga? Martedì 25 febbraio per il cambio del vestitino di Gesù Bambino curato dalle suore era presente la signora Ramona Khetarpal, indiana che lavora a Dubai e da molti anni viene a Praga trascorrendo tutta la giornata in preghiera nella nostra chiesa. C’era anche una ragazza di Praga alla quale ho detto: “Gesù Bambino di Praga è tuo!” La signora Ramona, con un po’ di disappunto, ha affermato: “Gesù Bambino è mio!”. Io ho aggiunto: “È di tutti!”. È di tutti i suoi numerosi amici. Le giornate scorrono come l’acqua di un fiume. Le trascorro in chiesa nonostante il freddo di questi giorni, dando il benvenuto a chi giunge da noi. Ascolto particolarmente chi arriva riconoscente per grazia ricevuta. Domenica 23 febbraio, alla fine della Messa delle ore 18 in italiano, ho presentato ai fedeli la signora Carmela Aprile, napoletana, piccolina con i suoi capelli bianchi, ma con volto giovanile. La sua testimonianza: “Avevo un forte dolore alla schiena, non potevo camminare. Sono qui a ringraziare Gesù Bambino per la guarigione. Ho novanta anni e lo prego che mi aiuti a vivere ancora un poco”. I giorni scorsi è giunto un gruppetto di induisti dal Nepal. Li vedo con stupore inginocchiati davanti all’altare di Gesù Bambino. Dopo il mio saluto mi chiedono la benedizione. Sono già passati quindici giorni da quando Padre Kim Jonas, coreano, missionario in Giappone, mi mostrava una foto di alcuni anni fa mentre gli offrivo un collage fatto a mano in terra di missione in Centrafrica. Era venuto altre volte senza trovarmi. Al termine della Messa, la sua voce bella e vibrante meraviglia e allieta i presenti con un canto.

Invoco Gesù Bambino che ci benedica, ci sorrida e ci protegga dal coronavirus.

Con vivo affetto

Padre Anastasio