I volontari raccontano la prima esperienza in Centrafrica:

Noellie 9 anni, studentessa, e Maria Grazia, nonna, di Arenzano (GE)

Sono in Africa con mamma Francesca che è venuta a curare bambini e adulti malati perché è medico. Con noi c’erano la nonna Maria Grazia, Ornella, Alessandra, Vittoria, Elena, Mauro e p. Davide, il capogruppo.

Dopo un lunghissimo viaggio siamo arrivati a Bangui e di lì siamo saliti su una jeep diretti a Bozoum, dove abbiamo conosciuto p. Marco Poggi, molto simpatico, che aiuta malati e i poveri, circondato da tanti bambini. Siamo diventati subito molto amici.

Ho fatto amicizia anche con tre cuoche molto gentili che mi regalavano
le arachidi.

La cosa che mi ha rattristata di più è stato vedere tanti bambini senza scarpe, con vestiti tutti rotti e mi sono ricordata di quando vivevo in Burkina. Ho capito di essere fortunata ad avere una mamma, un papà, una sorella, dei nonni e degli zii che mi vogliono bene.

Elena, insegnante di Savignone (GE)

Finalmente siamo in Repubblica Centrafricana! Per molti di noi è la prima esperienza in Africa. Che emozione!

P. Aurelio e p. Arland, con jeep “a prova di tutto” ci portano alla missione. Scossoni a gran velocità, slalom tra impavide caprette e buche spaventose: arriviamo alla missione di S. Elia a Bouar. Non ci sono parole per descrivere quel paradiso (unico modo è andarci
di persona).

Il giorno successivo eccoci a Bozoum. Ci vengono incontro p. Marco e p. Dieudonné, due frati carmelitani tanto semplici e umili e che emanano gioia, dolcezza
e fiducia.

Ho l’impressione di trovarmi in un mondo così lontano dal nostro, ma così consapevole di ciò che conta davvero: l’innocenza dei bambini che sono meravigliosamente grati per l’attenzione che dedichiamo loro, così felici di imparare e condividere un gioco o un canto con noi. Ed è proprio con il gioco e il canto che si azzera la barriera della lingua, delle diversità e il sospetto si dilegua come neve al sole. Rimangono occhi lucenti, sorrisi, risate cristalline e manine che ti afferrano per non
lasciarti più.

Qui non c’è il tempo, la fretta, l’ansia di fare questo o quello. “Padre, a che ora partiamo? Ma orario africano o italiano?”. Eh sì, si scherza, ma è proprio così: qui il tempo è cadenzato dal ritmo della natura, dal rintocco del campanile della chiesa.

Il nostro servizio l’abbiamo prestato a Sambay, un villaggio nella savana a 15 Km da Bozoum. Ogni mattina Leroi, 11 anni, ci aspettava sulla strada per unirsi alla nostra carovana e venire con noi.

A Sambay, con il gioioso “aiuto” dei bambini e del loro maestro Pierre Claver, abbiamo ridipinto e sistemato con grande amore le aule della scuola elementare: più che “fare” abbiamo voluto “esserci” per creare un forte e sincero legame con loro.

Abbiamo prestato il nostro aiuto anche presso il dispensario di Bozoum, dove l’impotenza nell’assistere alla lotta della vita con la morte è lacerante.

La S. Messa della domenica è davvero una festa: un’esplosione di colori negli abiti, la fede e la vita che vibrano nei canti, nei balli, nel ritmo dei tamburi risuonando in perfetta armonia. A Bozoum ci siamo sentiti ospiti e fratelli nella Casa di Gesù: non eravamo lì per caso. L’emozione è stata intima e profonda anche facendo un canto in italiano che i bravissimi coristi hanno subito interpretato inserendosi nel ritornello e facendoci sentire un tutt’uno con loro in un momento di inclusione che custodisco impresso nell’anima.

L’Africa che abbiamo vissuto ci ha toccato il cuore: pur vivendo in condizioni di estrema povertà, gli abitanti sanno ringraziare per quel poco che possiedono, rispettano la vita e anche la morte, dimostrando un equilibrio e una ricchezza interiore che, malgrado il benessere, noi abbiamo inequivocabilmente perduto. Andiamo in Africa per fare volontariato, ma quello che abbiamo fatto, in confronto a quello che ci è stato dato, è
davvero nulla.

Singila! Grazie!

Francesca, medico di Arenzano (GE)

Sorrisi, danze, canti, braccia che si muovono per un saluto, mani tese, buche, salti sulla jeep, la polvere rossa sulla pelle. È Africa!

Da subito non sono mancati gli imprevisti, ma il sorriso e il buonumore sono sempre stati i nostri compagni di viaggio. Arrivati a Bangui siamo stati accolti da p. Aurelio e p. Arland che ci hanno portato prima fino a Baoro, dove abbiamo conosciuto p. Stefano, e poi fino a Bouar. Tra una buca e l’altra, uno scossone e una pozza nel fango, ci siamo fermati a Bossentelé a salutare le suore carmelitane per una piccola pausa ristoratrice. Arrivati al convento di Sant’Elia abbiamo incontrato p. Marco Pesce e i novizi che ci hanno fatto sistemare nelle stanze e preparato un’ottima cena. La mattina seguente, prima di ripartire per Bozoum, abbiamo partecipato con la comunità alla S. Messa e da lì si è subito sentito il clima di festa e di gioia: danze, canti e una calorosa accoglienza da parte dei bimbi e ragazzi del villaggio, curiosi di conoscerci.

Si riparte!!! Via di nuovo sulla jeep diretti a Bozoum dove ho fin da subito l’impressione di essere arrivata in un posto speciale e così si è rivelato.

Il sorriso di p. Marco Poggi, i bambini incuriositi che rincorrevano la jeep per vedere chi erano questi “personaggi” giunti nel loro villaggio. L’accoglienza di ragazzi e bambini del gruppo “Aita Kwe”, “Fratelli tutti”, con i loro educatori è stata una gioia immensa. Profumi, odori, colori e una vegetazione rigogliosa. Poi la musica, i rumori e gli animali che sbucano da ogni angolo: provo un “vortice” di emozioni positive.

Ci siamo messi da subito al lavoro: dalle consultazioni mediche al dispensario, alle visite domiciliari. Abbiamo dipinto, pulito, sistemato tutte le aule del Liceo S. Agostino e poi tinteggiato, e disegnato la scuola elementare a Sambay, grazie al preziosissimo aiuto del maestro Pierre Claver e dei bambini. Abbiamo inaugurato tutto con una bellissima festa, una speciale benedizione, canti, danze e l’immancabile partita di calcio.

È stato bello poter partecipare alla S. Messa domenicale e cantare insieme al coro della parrocchia, celebrare le benedizioni di quattro neonati della comunità e danzare tutti insieme sul sagrato, al termine della celebrazione.

Durante il viaggio di ritorno abbiamo fatto tappa alla missione di Yolé, dove abbiamo conosciuto i seminaristi grandi e piccini che studiano lì.

Sono state poche settimane, ma intense e piene di emozioni, esperienze uniche da vivere per comprenderle appieno!!!

Mauro, pensionato di Acqui Terme (AL)

Ho sempre avuto il desiderio di fare un’esperienza come missionario laico in Africa e ho avuto questa opportunità grazie a p. Davide, che ho conosciuto a Bocca di Magra (SP), durante il raduno degli Amici del Caffè Carmelitano. Il viaggio ci ha fatto capire fin da subito che l’Africa è una realtà totalmente diversa dalla nostra, dal momento che non siamo potuti atterrare subito a Bangui per la turbolenza a bassa quota e la pioggia che scrosciava copiosa e inondava la pista di atterraggio.

Per raggiungere la nostra destinazione, la missione di Bozoum, abbiamo percorso una strada che era molto accidentata, ma la calorosa accoglienza di p. Marco Poggi ci ha fatto dimenticare la stanchezza e il disagio provato. Dalla missione si potevano intravedere le tipiche capanne di paglia. Una famiglia mi ha accolto nella sua casa e, vedendo che non avevano né acqua, né luce, né gas, ho toccato con mano la semplicità con cui vivono queste persone.

La giornata in comunità iniziava verso le cinque della mattina con la preghiera personale e la S. Messa che, a giorni alterni, veniva celebrata anche nelle cappelle dei quartieri del villaggio. Dopo la colazione iniziavano i vari impegni, come la pulizia e imbiancatura delle aule scolastiche o il lavoro al dispensario per incontrare i malati, sempre accompagnati dai bambini gioiosi e incuriositi.

Lungo la strada che ci ha condotto al villaggio di Sambay si poteva ammirare la tipica vegetazione della savana, lussureggiante nella stagione delle piogge. Una volta arrivati, abbiamo rinfrescato le aule della scuola aiutati dal maestro locale. Le aule, una volta pronte, sono state benedette da p. Marco e si è celebrata una grande festa con i bambini e le famiglie, terminata con una partitella di calcio. La vita in Centrafrica è molto difficile, essendoci poche possibilità di lavoro (mal retribuito). La gente è molto povera e affronta quotidianamente tante difficoltà. Vedere i loro vestiti sgualciti e le calzature usurate fa riflettere sul fatto che noi possiamo scegliere cosa indossare, ignorando che “tutto è vanità”, per usare un’espressione del Qoelet, libro sapienziale della Bibbia.

Vedere l’allegria negli occhi dei bambini mi ha trasmesso una grande gioia. Erano sempre pronti a fare amicizia, il loro sorriso rischiarava le giornate, anche quelle piovose, e trasmetteva sempre voglia di vivere.

La mia prima esperienza africana è stata molto positiva sia per l’impegno profuso nello svolgere il lavoro, che per la conoscenza e l’amicizia sviluppata con le persone del posto. Invito anche voi che leggete queste pagine a prendere in considerazione un’esperienza del genere che vi potrà senz’altro arricchire dal punto di vista umano e spirituale.

Alessandra, insegnante di Borghetto S. Spirito (SV)

Non è facile sintetizzare sensazioni, emozioni e pensieri a volte contrastanti che suscitano diverse domande e forniscono poche

risposte o, meglio, risposte che crescono la consapevolezza degli enormi problemi del Centrafrica e della volontà di cambiare le cose a favore delle popolazioni più povere.

Ma di questo i bimbi non hanno conoscenza e vivono la loro infanzia a piedi nudi, sulla terra, con i vestiti strappati, ma con i sorrisi più belli del mondo.

Si costruiscono semplici giocattoli con quello che trovano. Una ruota e tre bastoncini di legno legati insieme diventano uno strumento per sperimentare la guida, la velocità, il controllo. Le bimbe “giocano” a fare le mamme con i bimbi veri! I fratellini o i cuginetti avvolti da un drappo e tenuti sul dorso con la stessa facilità con la quale camminano con la conca in equilibrio sulla testa come donne esperte di un’antica usanza, pratica, arte del loro vivere quotidiano.

Ho provato a rendermi utile in quel contesto, insieme ai membri della piccola spedizione missionaria partita da Arenzano e diretta a Bozoum. Ho condiviso serenamente questa bella esperienza fatta di fatica, adattamento, disponibilità, ma anche soddisfazione, condivisione e gioia con un gruppo eterogeneo.

Abbiamo pulito, riordinato e decorato alcune scuole fondate dai frati carmelitani ai quali va tutta la nostra stima per avere dedicato la loro vita a stare vicini ai più poveri credendo nell’importanza dell’istruzione e prodigandosi per migliorare la qualità di vita delle popolazioni disagiate anche con un servizio sanitario
aperto a tutti.

Abbiamo fornito le scuole di materiale didattico per agevolare il lavoro di allievi e maestri che in quel paese non hanno risorse materiali, mentre abbondano le
risorse umane.

Mi riferisco ai bimbi svegli, svelti e desiderosi di imparare, abituati alla fatica di percorrere chilometri a piedi per andare a scuola o per dirigersi nei campi a raccogliere qualcosa che venderanno al mercato per portare a casa qualche spicciolo.

Alla fine di ogni lavoro abbiamo organizzato momenti di festa cantando e ballando tutti insieme. Le Messe sono coinvolgenti, partecipate con entusiasmo e fede commoventi, indossando il vestito migliore.

Credo che l’istruzione, la conoscenza e, di conseguenza la presa di coscienza, siano necessarie per lo sviluppo umano.

Il nostro piccolo aiuto è una goccia nell’oceano, ma provare nel nostro piccolo a far qualcosa per migliorare il mondo partendo da noi stessi, credo sia la chiave per costruire un futuro migliore.

Vittoria, studentessa universitaria di Genova

La vita, inaspettatamente o no, ci mette sulla strada persone speciali per farci un regalo. Francesca è stata il mio regalo, perché grazie a lei sono finalmente riuscita a realizzare uno dei miei grandi sogni: volare in Africa senza timori. È da quando ero ragazzina che ho questo desiderio. Nasce con la volontà di poter essere d’aiuto a chi vive in condizioni più sfortunate delle mie, ma negli anni, soprattutto negli ultimi quattro o cinque, alcuni dei miei valori e il mio approccio alla vita hanno subìto lente ma profonde (e contrastanti) variazioni; per me l’uomo non è più l’unico essere vivente al centro del mondo e l’uomo bianco non è l’esempio a cui ispirarsi in tutto e per tutto. Proprio per questo motivo non mi aspetto l’esperienza che mi sono sempre immaginata, bensì qualcosa da vivere giorno per giorno e che avrà bisogno di molto altro tempo per poterla capire
e interiorizzare.

La strada per arrivare a Sambay, un villaggio ad alcuni chilometri dalla missione, è magica per me: è ricca di incontri, seppur rapidi, fatti di semplici saluti e dolci sorrisi, di urla e corse di bambini gioiosi di vederci, di uomini su moto decisamente sovraccariche e di donne che si mettono in cammino con il raccolto da vendere sulla loro testa e spesso un “cucciolo d’uomo“
sulla schiena.

Mentre lavoravamo nella scuola di Sambay, dalla finestra ci osservano Leroi e uno dei suoi fratellini. Mi viene spontaneo farli entrare e coinvolgerli a pitturare (anche a costo di essere ripresa a causa di qualche sbavatura eccessiva). Poco dopo eravamo ancora di più e chi di loro ha aiutato, ha subito dimostrato una grande capacità intuitiva e ha portato a termine un lavoro ben fatto.

Il giorno successivo, dopo aver caricato la macchina con tutto il materiale, siamo pronti e al completo per partire verso il villaggio, ma sulla strada ci accorgiamo che c’è Leroi ad aspettarci, questa volta insieme a un suo amico. Saltano su e vengono con noi. Questo si ripeterà ogni giorno della nostra permanenza.

L’ultimo giorno abbiamo mezza giornata per visitare il mercato di Bozoum.

Decisamente caratteristico, è un posto molto chiassoso e disordinato. L’odore è particolare e forte, i banchi non raggiungono il metro di altezza e le persone che vi stanno dietro, principalmente donne di tutte le età, passano la giornata sedute generalmente per terra o su un
pezzo di tronco. Si trova di tutto, cibo crudo o già pronto per essere mangiato, bellissime stoffe tipiche dai colori accesi e tanto altro, come tante altre sarebbero le cose da raccontare su questa realtà, ma poche settimane non sono minimamente sufficienti per poter entrare in questo mondo, motivo per cui tornerò.

Per ora porto con me il coraggio e la forza che ho visto in loro nell’affrontare difficoltà e dolori, la gioia della condivisione e la serenità di chi, con il poco che ha, è capace di sorridere sinceramente e trasmettere pura gioia.

Ornella, insegnante di Genova

Un desiderio depositato nel mio cuore da sempre, un numero di telefono finito tra le mie mani alcuni anni fa, una telefonata a p. Davide… ed ero già in volo per l’Africa! Dieci persone, quasi tutte mai viste prima e conosciute durante il corso missionario di preparazione, sono diventate i miei compagni di avventure, legati dall’aver vissuto un’esperienza unica che sempre custodiremo nel cuore. Tanti gli insegnamenti e le emozioni da testimoniare: prima di tutto la certezza che

…Dio c’è nei sorrisi dolcissimi e spontanei dei bambini incontrati!

…il cuore può dilatarsi d’amore e anche esplodere di gioia e commozione per quanto queste persone ti danno senza chiedere nulla in cambio (cosa rara da noi).

…un sorriso arricchisce chi lo riceve, senza impoverire chi lo dona. …proprio gli ultimi, i poveri, sono i primi nella
gioia vera.

…tutti, sia poveri che ricchi, sono uguali davanti a Dio e possono entrambi dare e condividere.

…il cuore esiste per essere donato. …lavorare nella gioia non è mai una fatica, ma energia “allo stato puro”!

…è importante viaggiare perché là dove finisce il tuo orizzonte ne troverai molti altri da cui gusterai panorami inaspettati …la cultura rende liberi e che vale la pena sognare, anche nell’Africa nera. Provare tutte queste cose insieme è possibile ed è proprio bello! Sono partita per donare qualcosa di me. La sorpresa è stata che ho ricevuto molto, immensamente di più di ciò che ho dato. Un desiderio depositato da sempre nel mio cuore è divenuto realtà. Dio è proprio forte! Non posso che ringraziarlo per questo dono immenso che ho avuto la possibilità di vivere e augurare a tutti di fare un’esperienza così e di essere felici proprio come io lo sono adesso!