In Centrafrica gli imprevisti sono sempre in agguato. Anche una festa religiosa non è “immune” a questa regola non scritta e qualche evento può inaspettatamente sorprendere il rito. Ecco una simpatica pagina tratta dal diario di p. Nicolò.

Nel villaggio di Bamboro, dopo anni di attesa, giunge il gran giorno dei Battesimi, con annessa la regolarizzazione del matrimonio dei nuovi cristiani già sposati secondo i costumi locali. Per mesi, pazientemente ho spiegato il perché e il per come di ogni cosa, stando alle disposizioni vigenti. Dico e ripeto ai coniugi che solo coloro che hanno intenzione di celebrare poi il matrimonio religioso e avranno già pagato completamente la dote secondo i costumi della loro tribù potranno ricevere il Battesimo. Alla vigilia, prove generali e si fissa il posto di ognuno: catecumeni al centro, padrini dietro a essi, coppie da sposare da un lato, cristiani e pagani e curiosi all’interno. Si ripetono i gesti, le formule. Pare che tutto funzionerà. L’indomani, il villaggio è in festa. S’è preparato un ampio spiazzo ben ripulito, per le cerimonie: le catecumene hanno un vestito bianco confezionato da loro stesse. Dopo il Vangelo della Messa, faccio il discorsetto d’occasione, con le ultime raccomandazioni e iniziamo la cerimonia dei Battesimi. Più o meno tutto fila liscio. Arriviamo a quella dei matrimoni. Si fanno scostare i neobattezzati e si avvicinano le circa trenta coppie di sposi. Si verifica l’identità di tutti e si comincia. Tutto bene, fino alla coppia Michel-Monique. «Michel vuoi tu prendere questa donna che tieni per mano come tua vera e unica sposa, secondo le leggi della Chiesa cattolica?». «Sì, lo voglio»; «Monique, vuoi tu prendere quest’uomo che tu tieni per mano, come tuo vero e unico marito ecc?». «No, non voglio», e le fan coro le voci di alcuni parenti lì vicini non casualmente. Il marito le lascia la mano e le punta addosso due occhi infiammati di stupore: «Cosa dici?». I parenti avanzano per difendere la donna. «Non ti voglio perché non hai ancora pagato quanto devi e non mi hai ancora dato le due capre che mio padre ti aveva chiesto». Il pover’uomo non sa che fare. La gente ride, commenta e approva: Michel non ha difensori. Gli dico: «Ma cosa mi hai raccontato ieri sera quando ti ho parlato a tu per tu? Hai detto e giurato che avevi pagato la dote fino all’ultimo centesimo». «Non è vero, non è vero», mi rispondono tutti. «Senti Michel: tu hai mentito per poter ricevere il Battesimo e tu Monique – dico rivolto alla moglie – hai mentito pure per la stessa ragione, affermando che eri stata pagata. Siete tutti e due dei bugiardi. Andatevene a casa: avete imbrogliato me, ma non imbrogliate Dio».

Proseguiamo il rito, ma non per molto. Ci si imbatte in un altro intoppo: Jean, tiene stretta la mano di Maria sua moglie, ma mi pare che stenti a restare in equilibrio sulle sue gambe, anche se non c’è vento, e dondola. «Jean vuoi tu prendere…» ma non mi lascia finire, chiude gli occhi, alza la testa sta sull’attenti e a voce spiegata attacca a recitare tutto il “Credo”. Cerco di fermarlo, la moglie gli tira la camicia, il catechista lo scuote, tutti ridono. Niente da fare, Jean non vede, non sente nulla, e fila dritto fino in fondo a velocità sostenuta, senza inciamparsi. Riapre gli occhi e pieno di orgoglio per l’esibizione perfetta che ha dato, esclama: «Padre, è da tre anni che so le mie preghiere e le dico sempre, interrogami pure, io sono un buon cristiano». Gli spiego che ora non si tratta di far sapere se crede in Dio, ma se vuol prendere Marie per sua moglie. «Oui, mon père, voglio anche prendere Marie per mia moglie». Per evitare altre sorprese, interrogo subito la moglie: «Marie…». Come sente questa parola, Jean s’irrigidisce di nuovo, stringe gli occhi, e a testa alta riprende e recita senza intoppi tutta l’Ave Maria. Che fare? Inutile reagire. È chiaro che Jean, pur essendo un buon cristiano, è inzuppato di samba (bevanda alcolica locale). Ragion per cui lo prego di riprendersi la sua dolce metà e di ritornare alla sua capanna dove potrà smaltire la sbornia. Sono piccole avventure, come dicevo, allegre forse, ma appunto piacevoli, della vita missionaria.