Ascolta l’articolo di padre Aurelio:

 

 

Ogni tanto spero di annoiarmi un po’ e di non aver niente da raccontare, invece ogni settimana c’è qualcosa di nuovo o di originale.

Questo periodo, per noi sacerdoti, è la “stagione” dei Sacramenti. Il cammino per diventare cristiano è frutto di un Incontro. L’incontro con Dio, l’incontro con Cristo Gesù. Diventare cristiano non è (solo) vivere secondo certe regole. Non è neanche (solo) credere in Dio e neanche (solo) amare gli altri. Giacomo Biffi, grande vescovo di Bologna, scriveva che “prima ancora che una religione, una morale, un culto, una filosofia, è un avvenimento: l’avvenimento della Resurrezione di Gesù di Nazareth. Perciò è intramontabile: le dottrine nascono, fanno fortuna, incantano per decenni e magari per secoli, poi decadono e muoiono. Il fatto cristiano resta, proprio perché è un fatto”.

Qui in Centrafrica il cammino di preparazione per ricevere il Battesimo è lungo, 3 o 4 anni. Per preparare c’è molto lavoro. I catechisti fanno del loro meglio per formare ragazzi, ragazze, giovani e adulte, e prima della celebrazione è necessario verificare quanto effettivamente abbiano imparato. Per questo motivo passo di villaggio in villaggio.

Al villaggio di Bayanga Didi ho portato con me un catechista e tre muratori per rifare il pavimento della veranda della chiesetta, molto deteriorato dal tempo (e dalle capre!). Mi alterno tra il cantiere e gli esami e in serata siamo a buon punto. Ho anche tempo di fare un giro per il villaggio. Qui ci sono un piccolo ambulatorio, con tanto di maternità, e la scuola statale dove, però, l’ultima lezione si è svolta il 20 di aprile! Bisogna proprio fare qualcosa per le scuole in questa parte del Paese!

A Yoro, proprio mentre faccio le confessioni, m’informano che a Bayanga Didi avrebbero visto i ribelli del gruppo 3R (che qualche giorno prima hanno rubato alcune moto e attaccato alcuni commercianti). Finite le confessioni, aspettiamo un po’ e, visto che non si notano movimenti strani, né spari, partiamo per Bayanga Didi dove troviamo una certa tranquillità. Grazie a Dio era un falso allarme! Viaggiamo sotto la pioggia, in mezzo alla savana e agli alberi. La strada non è migliorata: ci vogliono quasi 3 ore per 74 chilometri! Fosse per colpa del traffico… Abbiamo incontrato, in tutto una moto e una macchina! Arrivo a Baoro con il buio. Nonostante tutto, è andata bene!

Il vescovo di Bouar, Mirek Gucwa, è con noi per il sacramento delle Cresime. Organizziamo tre celebrazioni: sabato a Mbormo (sulla strada verso Bossemptelé), domenica a Baoro; lunedì a Pate Bonambolo (25 km sulla strada di Carnot).

Dopo le cresime a Pate parto con i falegnami per i villaggi più lontani. Arrivo a Bayanga Didi, a una novantina di km da Baoro. Qui si radunano i candidati dei villaggi di Yoro e di Sinaforo. Mentre i falegnami riparano le panche della chiesa, io faccio gli ultimi esami e le confessioni.

La gente accoglie festante l’arrivo del vescovo.

Verso le 9.30 iniziamo la Messa, durante la quale una settantina di ragazzi, ragazze e adulti ricevono il sacramento della Cresima. Sono celebrazioni molto intense, dove sentiamo bene la presenza di Dio e la forza dello Spirito Santo. Sono contento perché, tra i confermati, c’è Junior, un bambino sordomuto. È così felice!

La strada del ritorno è un sentiero nella foresta. Buche, pietre, alberi… E anche un albero caduto che ci obbliga a fermarci e tagliarlo per passare.

A Igwe, il villaggio più piccolo, i cristiani hanno falciato l’erba intorno alla chiesa, messo un telone sul tetto della cappella, in caso di pioggia. Otto ragazzi e due bambini erano pronti a rivevere Battesimo e prima Comunione. Grande festa e tanta gioia per il dono di essere nella Chiesa.

A maggio abbiamo festeggiato l’Ascensione di Gesù e il dono dello Spirito Santo, a Pentecoste. Due grandi feste che ci aiutano a fare memoria di quanto sia bella una Chiesa piena di Spirito Santo, che parla la lingua di Gesù, che, nella sua povertà, è fatta solo da uomini e donne amati da Dio.

Pensavo proprio alla festa di Pentecoste, mentre celebravo la Messa a Balembe, un villaggio dove la comunità cristiana è piccola e fragile, dove la chiesetta è una tettoia coperta (almeno in parte!) di foglie, ma dove l’amore di Dio ha la stessa potenza delle grandi cattedrali, dove la fede è fondamento della vita, anche se la chiesetta non ha fondamenta! Dove la liturgia semplice, con i canti un po’ stonati, è però “sentita” da tutti: dalla nonna al bambino di cinque mesi, che già danza al ritmo dei tamburi (sostituiti a volte da due taniche vuote).

Tutta la vita, tutto il mondo, sono uno spazio di confronto tra bene e male, tra vita e morte. Durante questa settimana ho avuto modo di rivivere questa realtà in modo particolare. Il 13 maggio sono a Niem, terra di guerra e di morte. Qui, lo scorso 5 maggio, il parroco, p. Arialdo, è saltato in aria perché la sua macchina ha urtato una mina. Ha ottantadue anni, di cui una cinquantina spesi in Thailandia, Costa d’Avorio e Centrafrica. È molto forte, ma il colpo è stato grosso, sia a livello fisico che psicologico. Lui e un’altra persona sono usciti illesi, ma un altro passeggero è purtroppo morto. La zona è a rischio: i ribelli sono stati ufficialmente scacciati dalle truppe regolari (russi, rwandesi e centrafricani), ma sono comunque presenti sul territorio. Sono stati loro a disseminare le mine su alcune strade. Nei giorni scorsi si sono verificati altri incidenti simili e attacchi su commercianti e gente di passaggio. Proprio perché è una zona dove la gente è nel bisogno, con la Caritas abbiamo deciso di continuare a lavorare. Ho accompagnato una decina di persone che per alcuni giorni si sono dedicati a recensire le famiglie con maggiori difficoltà.

A Bangui ho avuto molti incontri e molto lavoro per preparare il cantiere del nuovo convento al Carmel. Abbiamo installato i macchinari che ci permetteranno di fabbricare, sul posto, oltre 200.000 mattoni, necessari alla costruzione. I mattoni, composti da una parte di terra, una parte di sabbia e una piccola percentuale di cemento, sono pressati con macchinari speciali. Stiamo aspettando il cemento che dovrebbe arrivare, via fiume, dal Congo. Solo per fare i mattoni ne serviranno più di 4.500 sacchi!

Dal 6 giugno siamo senza telefono e senza internet. All’improvviso le due reti telefoniche di Baoro si sono spente. Speriamo che fra qualche settimana la rete sia ristabilita. Nel frattempo, se ne fa a meno! E continua la vita!

P. Aurelio Gazzera