A portare la croce alla IX stazione della Via Crucis al Colosseo anche una donna centrafricana: voci di pace da una consacrata a Bangui.

Ecco la sua testimonianza e il video in fondo all’articolo:

Il 5 dicembre 2013 alle 5 del mattino fui svegliata dalle armi. I ribelli stavano invadendo la capitale. Tanti correvano e cercavano di nascondersi, ma bastava incrociare una pallottola vagante per morire. Fu l’inizio di sofferenze indescrivibili: uccisioni, perdita di familiari, amici e colleghi. Mia sorella scomparve e non tornò più, il che causò grossi traumi a papà, che ci lasciò qualche anno dopo a seguito di una breve malattia.

Io continuavo a piangere. In quella valle di lacrime e di “perché”… pensai a Gesù. Anche Lui è caduto sotto il peso della violenza, fino a dire sulla croce: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Univo i miei “perché” ai suoi e una risposta si fece spazio in me: ama come Gesù ti ama. Fu la luce in mezzo al buio. Capii che dovevo attingere la forza di amare. Da allora, ogni volta che c’è un minimo di calma, vado a Messa. Per arrivare in parrocchia devo fare parecchia strada e attraversare almeno tre transenne ribelli.

Però, Messa dopo Messa, è cresciuta in me una certezza: nonostante abbia perso praticamente tutto, compresa la casa dove sono cresciuta, tutto passa tranne Dio. Questo mi ha risollevato e con alcuni amici abbiamo iniziato a radunare dei bambini, che giocavano a fare i soldati, per cercare di trasmettere loro, che sono il futuro, i valori evangelici dell’aiuto reciproco, del perdono, dell’onestà, perché il sogno della pace diventi realtà.