Franco, di Cicagna (Genova), è venuto due volte in Missione: nel 2019 al Carmelo di Bangui e nel 2020 al seminario carmelitano di Yolé (Bouar). Lavorando come saldatore ha potuto conoscere i ragazzi che lo ammirano per la sua presenza discreta, il lavoro indefesso e la partecipazione alla Messa quotidiana.

È il secondo anno che vengo in Centrafrica e spero che il Signore mi lasci in forze per tornare ancora per tanti anni. Qui ho provato emozioni forti che non conoscevo.

Da giovane, quando ascoltavo le parole di alcune canzoni, sentivo un’inquietudine. “Ecco queste mani, prendile se vuoi” e “Le reti sulla spiaggia abbandonate le han lasciate i pescatori, son partiti con Gesù” erano parole che non mi lasciavano indifferente. Nel mio cuore c’era il desiderio di fare qualcosa di concreto, ma il Signore aveva tracciato per me un’altra strada e mi son detto: “Come posso io, con la mia vista limitata, competere con Lui?”. Quel “fastidio” provato in gioventù si ripresentava pensando alla mia vita riempita prima di tutto con il lavoro, poi la famiglia, la Messa la domenica e, qualche volta, le preghiere della sera e del mattino… E le strofe di quelle canzoni che mi piacevano tanto? Rimanevano solo una buona intenzione?

Ma il Signore mi ha dato l’opportunità di venire qui, senza sapere precisamente a cosa sarei andato incontro, e ho messo tutto il mio impegno per fare bene.

Alla fine, il “grazie” dei ragazzi di Yolé mi ha commosso profondamente. Mi hanno dedicato un canto e, danzando, mi hanno donato un regalo che mi ha lasciato senza parole… Qui tanti ragazzi stanno facendo un percorso importante per la loro vita. Le buone abitudine che stanno imparando saranno senz’altro determinanti per il loro futuro, qualunque strada intraprenderanno, e anche loro potranno fare qualcosa di concreto per gli altri.

Franco Carmagnola